In Irlanda
Divertente storia vera
Luca è un giovane avvocato di Abano Terme in provincia di Padova, ha due grandi passioni: il tennis e l’Irlanda. Ci va spesso in Irlanda, ogni volta che può, ci è andato anche l’estate scorsa.
Il viaggio in Irlanda per Luca è una cosa seria e inizia già da quando comincia a fare le prime ricerche su Internet per trovare la sistemazione più adatta, definire i luoghi da visitare e trovare il volo con il prezzo migliore.
L’estate scorsa ci era riuscito a trovare un prezzo buono, non sempre capita ma l’estate scorsa aveva trovato un volo molto conveniente per essere il mese di Agosto.
L’unica nota negativa era l’orario di partenza, era infatti un volo serale e l’arrivo all’aeroporto di Dublino era previsto per mezzanotte circa.
Però, nella fase di euforia di quei momenti, l’ora di partenza è l’ultima cosa che può fermarti. Infatti non fermò Luca, che senza pensarci due volte, confermò l’acquisto dei biglietti per tutta la famiglia.
Partire di sera ha anche alcuni aspetti positivi, hai un intera giornata per preparare tutto senza fretta, pensò tra se e se, quasi per giustificare la fretta con cui aveva acquistato il volo.
Il giorno della partenza, lui e sua moglie fecero tutto con calma, prepararono le valige senza stress e addirittura arrivarono all’aeroporto con largo anticipo.
Ebbero il tempo di fare un giro per i negozi, la visita alla libreria e la sosta obbligatoria al bar. Era per loro l’ultimo espresso, corto, ristretto, prima della serie di caffè “americano” che avrebbero preso in Irlanda.
Quel giorno trascorsero tanto tempo in aeroporto, tanto più che il volo era in ritardo e partirono quasi un ora dopo l’orario indicato sul biglietto.
Volare di sera è sempre un pò strano, Luca pensava di dormire qualche minuto, ma non ci riuscì.
Il figlio Marco di 7 anni e la moglie, invece, dopo un pò crollarono. Era stata una giornata lunga tra preparativi e l’ansia per la voglia di partire.
Arrivarono a Dublino molto dopo la mezzanotte e la persona che dall’aeroporto avrebbe dovuto portarli all’appartamento non li aspettò.
Era davvero tardi, quando il taxi li lasciò fuori la porta di entrata dell’abitazione mancavano pochi minuti alle 2.00.
Erano contenti, ce l’avevano fatta, nessuno di loro immaginava però che sarebbero rimasti lì fuori ancora qualche ora.
Avevano tutti la stessa espressione sul viso, erano allo stesso tempo: felici di essere arrivati, stanchi, curiosi di vedere la casa e assonnati.
Anche Luca aveva quella stessa espressione ma doveva ancora recuperare il codice per la chiave di accesso che il proprietario aveva lasciato nel keysafe box.
Lui era preciso e si era trascritto tutto su una piccola agendina, dopo 2 tentativi al buio riesce a digitare la password corretta e a recuperare la chiave.
Ecco appunto, la chiave, una sola, ma per poter entrare ne servivano 2.
Aveva quella per entrare nel palazzo ma mancava la chiave per la porta dell’appartamento. Il primo pensiero fu quello che magari, era un unica chiave, gli sembrava strano ma era fiducioso.
Si sbagliava… evidentemente per distrazione, il landlord non aveva lasciato la chiave dell’appartamento.
Erano passate le 2.00, faceva freddo, erano stanchi e piovigginava.
Ancora fiducioso provò a telefonare il numero indicato sulla prenotazione, dopo diversi tentativi senza risposta Luca decise allora di citofonare. Era l’opzione che aveva lasciato per ultima per timore di svegliare persone che a quell’ora dormivano. Ma ormai non c’era altro da fare… provò a suonare tutti e 6 i pulsanti del citofono, con la speranza di trovare il proprietario. Niente, non fù così.
Da uno dei balconi si affacciò un signore in pigiama e pantaloncini corti che in inglese molto stretto minacciò di chiamare la polizia se avessero continuato a fare baccano in quel modo.
In realtà Luca non capì bene tutto quello che gli aveva gridato l’uomo dalla finestra, ma la parola “police” si, quella l’aveva capita bene.
Intanto una ragazza seduta sul marciapiede dall’altro lato della strada si godeva l’insolita scena, una ragazza magra e bionda con in mano una lattina di birra.
Sembrava ubriaca ed era molto divertita da quello che stava accadendo.
Quando le speranze di poter entrare in casa sembravo perse, la giovane ragazza fece notare a Luca che la finestra del piccolo balcone che dava sulla strada era aperta.
In effetti aveva ragione, a guardare bene si notava che non era chiusa con il lucchetto, ma solo appoggiata.
Da italiano, Luca mai potevo pensare che si potesse lasciare la finestra del balcone aperta al piano terra sulla strada.
In un attimo la biondina agile e veloce saltò sul balcone per aprire la finestra, Luca la seguì subito per paura che potesse portare via oggetti dall’appartamento.
Una volta dentro Luca pensò bene di prendere una sedia per permettere alla moglie e al figlio di salire dal balcone in modo più comodo.
Non sembrava vero, erano finalmente in casa.
Ivette, così si chiamava la ragazza francese, rideva sempre, prendeva la vita in modo molto allegro.
Aveva un modo di ridere particolare, fragoroso, che metteva allegria.
Si incontrarono altre volte durante la loro vacanza a Dublino, lei sempre sorridente, era una brava ragazza e diventarono amici.
Quando si incontravano per strada, si salutavamo tutte le volte con una grande risata rumorosa, in ricordo di quella serata e per la voglia di prendersi in giro l’uno con l’altro.
Quella notte nessuno della famiglia dormì molto, non sapevano il giorno seguente cosa avrebbero fatto e cosa li aspettava, difatti non avevamo ancora le chiavi.
Da chiusi fuori, ora erano …chiusi dentro.
Però fu una bella serata per tutti, una volta in casa, più rilassati, fu tutto molto divertente, complice anche Ivette, la ragazza di Parigi allegra per natura.
Alle 3 di notte erano lì a mangiare i biscotti che avevano preso per il viaggio e a ridere senza una ragione. Ivette raccontò come mai si trovava a Dublino. Iniziò in inglese, poi però senza accorgersi proseguì in francese. Non l’avrebbero capita comunque, data l’ora e la stanchezza non avrebbero compreso neanche se avesse parlato in perfetto italiano.
Luca e la moglie continuavano a ridere, per l’espressioni buffe di Ivette mentre parlava veloce e per l’euforia di aver in parte risolto il problema.
Era veramente tardi quando Ivette andò via. Con la porta ancora chiusa, dovette uscire dal balcone e lo fece con la stessa agilità di come era salita.
La mattina seguente la chiave che mancava finalmente la trovarono, era appesa all’attaccapanni, per tutti fu una liberazione.
La loro vacanza in Irlanda era iniziata nel migliore dei modi.